Consapevolezza

Cos'è la consapevolezza

 Quello che non abbiamo vinto nel passato, ritorna senza sosta,

ogni volta con aspetti leggermente diversi ma fondamentalmente sempre lo stesso,

fino a che ci saremo confrontati con l’antica conoscenza e l’avremo liberata

 

La consapevolezza non può essere spiegata ma va esperita, provata, e praticata.

La consapevolezza è la capacità di osservare e comprendere la realtà per come è davvero, al di là dei nostri schemi mentali, dei pregiudizi e dei nostri punti di vista. Vedere ciò che è.

IL SERPENTE E LA CORDA

Una delle metafore più usate nella spiritualità indiana per esemplificare la natura illusoria della comune percezione condizionata della realtà è quella della corda-serpente

Un uomo entra in una stanza in penombra. Scorge in terra un serpente ed è colto da paura, il cuore batte all’impazzata, il corpo è teso nel dubbio se aspettare o scappare, il respiro si fa corto e l’attenzione è al massimo pronta a cogliere qualsiasi segnale ma …. Osservando meglio si accorge che non si tratta di un serpente ma di una corda, e la paura si dissolve istantaneamente.

La paura provata dall’uomo è reale, per nulla diversa da quella che avrebbe avuto se il serpente fosse stato vero. Inoltre, una volta realizzato che si trattava di una corda, la paura si è dissolta e non può più tornare, neanche se l’uomo volesse potrebbe ricreare le sensazioni che ha provato.

Tutta la differenza tra il terrore iniziale e la sua scomparsa dipende dall’atto di vedere, cioè da una forma di consapevolezza.

Come spesso accade la nostra comune percezione del reale è distorta dal sovrapporsi del “mentale” a ciò che è, a tal punto che scambiamo la nostra descrizione della realtà per la realtà stessa.

Da questo possono conseguire tutta una serie di reazioni inadeguate (desideri, avversioni, paure)  che producono sofferenza psichica, a causa della differenza tra ciò che è e ciò che la mente proietta.

L’unico modo per liberarsi da tale sofferenza è vedere oltre i condizionamenti, allora tutte le reazioni inadeguate di dissolvono. Lo strumento attraverso cui poter vedere è appunto, la consapevolezza

 

Chi soffre di un disagio psicologico ha incontrato nella sua storia arresti evolutivi, ferite traumatiche, inibizioni, parti negate che non hanno potuti pienamente integrarsi nell’io cosciente. Ciò genera conflitti di varia natura che a loro volta alterano la percezione della realtà e si rendono responsabili di disarmonie più o meno gravi nell’adattamento della persona sia ai propri bisogni che all’ambiente circostante. Per cui ci troviamo a vivere il capufficio come se fosse nostro padre o la partner come se fosse la madre, questo ci impedisce di vedere realmente chi sono le persone che abbiamo davanti,trovandoci in conflitti causati dal nostro modo soggettivo di vedere. Soltanto attraverso una consapevolezza dei bisogni negati, delle ferite ricevute e di come questi inconsapevolmente hanno  condizionato il nostro mondo relazionale (con noi stessi e con l’altro), sarà possibile vedere che la corda non è un serpente, che il mio capo non è mio padre, che mio figlio non sono io.

 

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